A Bobbio, città dell’arte

Bobbio

Parlando degli angoli nascosti e semisconosciuti della nostra bella Italia, mi è capitato di scoprirne uno salendo per la prima volta al passo Penice, durante la scorsa estate, per combattere il caldo torrido della piana, ma non solo.Partendo di prima mattina da Rivanazzano Terme, dove risiedo, ho raggiunto e superato Varzi, passando sopra il “ponte dei sospiri”, ben diverso da quello veneziano: al bivio tra passo Brallo e passo Penice appunto, ho svoltato decisamente a sinistra, optando per questa nuova, per me, direzione.

Ho affrontato con curiosità crescente le molte curve e i bellissimi tornanti panoramici, che mi ricordano quelli della val Sarentino, vicino a Bolzano, ritrovando il giusto ritmo tra velocità e sicurezza di guida, che fa la differenza in chi è abituato alle strade di montagna.

Dopo appena tre quarti d’ora dalla partenza sono così arrivata alla meta.

Già gli oltre dieci gradi in meno rispetto a Rivanazzano Terme, ha reso il luogo confortevole ed estremamente gradito, risvegliando un appetito sopito dall’estate afosa: la cucina del ristorante, semplice ma gustosa, la gentilezza del gestore, la semplicità di allacciare nuove amicizie tra i tavoli all’aperto, all’ombra gradevole di un’ampia tettoia, con il fruscio delle fronde di vecchi alberi a fare da contrappunto…

Tutto insomma ha contribuito a trattenermi in quell’angolo di paradiso, finché l’occhio non mi è caduto sul cartello stradale che indica la direzione per Bobbio.

Mio marito dice di esserci già stato in gioventù per superare da privatista un esame di Stato, così il viaggio prosegue, seguendo altre strade tortuose, ma a scendere, fino a giungere in questa bella “città dell’arte”, come indica il cartello all’ingresso.

Ho svoltato a destra nella piazzetta con una bella fontana al centro e nei pressi ho trovato un parcheggio particolare su più piani sia all’aperto che in posti macchina al coperto, dotati perfino di ascensore, ma del tutto gratuiti, dove ho potuto lasciare la macchina.

Qui c’è qualche grado in più rispetto al Penice, ma vale egualmente la pena di fermarcisi perché il clima è ventilato e l’ombra delle tante piante rende sopportabile il caldo estivo.

Addentrarsi nelle strade interne riporta indietro di secoli ed ogni angolo è una scoperta.

Qualcuno mi parla di un ponte romano, che compare addirittura nel ritratto della Gioconda: il ponte gobbo o del diavolo.

E’ una struttura del tutto particolare, che scavalca il fiume Trebbia con arcate diseguali, che ne sono la caratteristica principale e che si può percorrere solo a piedi.

Questa cittadina mi ha affascinato a tal punto che ho continuato a raggiungerla per tutta l’estate, scoprendola un poco per volta, ma solo alla fine ho saputo per caso che lungo il Trebbia, proprio nei pressi di quel ponte, c’è una fonte termale all’aperto, creata dai romani, fruibile da tutti… ma senza indicazioni stradali su come raggiungerla.

Tornata a casa ho usato il mio motore di ricerca preferito, Google, così finalmente ho potuto virtualmente vedere quella meraviglia della natura.

Mi riprometto di tornarci la prossima estate per bagnarmi nelle sue acque salso-bromo-iodiche e vedere con i miei occhi una cascata, sempre nei pressi di Bobbio, e immergermi nel laghetto sottostante in cui l’acqua ha una salinità tre volte superiore a quella di mare!

 

 

Immagine By Alessandro Vecchi (Own work) [CC BY-SA 3.0], via Wikimedia Commons